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ALLARME ROSSO
ALLARME ROSSO
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1995. Un capo ultranazionalista ceceno ha preso il controllo di una postazione di missili nucleari nella regione russa di Vladivostok e minaccia una guerra nucleare se il governo statunitense o quello russo tenteranno di opporsi. Al sottomarino nucleare americano classe Ohio USS Alabama, dotato di missili nucleari, è affidata la missione di pattugliare l'oceano Pacifico al largo della penisola di Kamčatka ed eventualmente lanciare un attacco preventivo, se la postazione nucleare russa tentasse di predisporre i propri missili al lancio, operazione che richiede un'ora di tempo per essere completata. Il capitano di vascello Frank Ramsey è al comando del sottomarino, uno dei pochissimi rimasti nella Marina statunitense con esperienza in combattimento; egli sceglie come suo nuovo “secondo” il capitano di corvetta Ron Hunter.
L'Alabama riceve l'ordine di armare i missili, sulla base delle informazioni satellitari. Prima che l'Alabama possa lanciare i suoi missili, inizia ad arrivare un secondo messaggio, ma la trasmissione viene interrotta dall'attacco di un sottomarino russo, alleato della causa ultranazionalista, che verrà in seguito distrutto in combattimento. Poiché i sistemi di comunicazione sono rimasti danneggiati nell'attacco, il resto del messaggio non può essere ricevuto e il messaggio non può essere autenticato. Tagliato fuori dalle comunicazioni, attaccato e con un ordine di lancio, il capitano Ramsey decide di procedere. Il suo secondo Hunter si rifiuta di confermare il lancio, come richiesto dalla procedura, che vuole il consenso del capitano e di quello del primo ufficiale per il lancio di missili, e propone di cercare la conferma del secondo messaggio, che egli ritiene sia l'annullamento del precedente ordine di lancio.
Quando Ramsey ordina l'arresto di Hunter, il suo ordine è inapplicabile perché, come detto, da regolamento il “secondo” deve essere d'accordo col comandante in caso di previsto lancio di missili nucleari. Il comandante Hunter è quindi costretto a ordinare l'arresto del capitano, e gli altri ufficiali, conoscendo il regolamento, gli ubbidiscono. È quindi il capitano ad essere arrestato per abuso di autorità. In seguito Ramsey sfugge alla custodia e accusa Hunter di ammutinamento, cosicché i due uomini si trovano a lottare per il comando. L'equipaggio si divide tra coloro che sono leali al capitano Ramsey e coloro che non vogliono rischiare la guerra nucleare e che seguono i regolamenti. Alla fine il sistema di comunicazione viene riparato e si apprende che l'esercito russo ha la situazione sotto controllo e che la ribellione è domata, pertanto il lancio non deve essere eseguito. A missione compiuta la commissione d'inchiesta nominata per indagare sull'accaduto assolve entrambi in quanto non riesce a stabilire con certezza chi avesse torto e chi ragione. Il comandante Ramsey dimostra la sua integrità testimoniando con la pura verità, e, forse per espiare il suo errore che avrebbe potuto avere esiti apocalittici scatenando una guerra nucleare, richiede il pensionamento anticipato. Ramsey inoltre raccomanda Hunter per una promozione a capitano, richiedendo che gli sia affidato prima possibile il comando di un sottomarino. Nella scena finale i due si chiariscono, riappacificandosi da gentiluomini.
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