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KAGEMUSHA L'OMBRA DEL GUERRIERO - DOPPIO DISCO

KAGEMUSHA L'OMBRA DEL GUERRIERO - DOPPIO DISCO

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Siamo a metà del XVI secolo, nel Giappone afflitto dalla guerra Sengoku. Takeda Shingen è il daimyō (o capoclan) del clan Takeda e uno dei tre maggiori signori della guerra che si contendono la conquista della capitale imperiale Kyōto e la possibilità di unificare il Giappone, insieme a Oda Nobunaga e Uesugi Kenshin. Shingen incontra suo fratello Nobukado e un ladro senza nome, che quest'ultimo ha incontrato per caso e risparmiato dalla crocifissione a causa della strana somiglianza del ladro con Shingen. Concordandosi sul fatto che si sarebbe rivelato utile come doppio, i due fratelli decidono quindi di usare il ladro come kagemusha, cioè sosia.

L'esercito del clan Takeda è impegnato nell'assedio del castello di Noda, che viene difeso allo stremo, ma ogni sera, all'arrivo del crepuscolo, un soldato si esibisce sugli spalti del castello in un'esecuzione di flauto che gli assedianti rimangono ad ascoltare ammirati. La notizia giunge alle orecchie di Shingen, che fa approntare un palco per godersi l'esibizione, ma un cecchino lo nota e lo ferisce mortalmente con un colpo di archibugio. Il panico si diffonde tra gli assedianti e l'agonizzante Shingen, circondato da un gruppetto di testimoni, lascia al figlio e ai baroni seguaci il compito di celare per tre anni la notizia della propria morte, onde evitare di demoralizzare le truppe. La notizia si diffonde però ugualmente senza alcuna conferma, e i suoi rivali, Nobunaga, Kenshin e Tokugawa Ieyasu, contemplano le conseguenze dell'ordine di Shingen all'esercito, ancora ignaro della sua morte, di ritirarsi.

Il barone Nobukado, il fratello del defunto, convince i vassalli del clan Takeda ad utilizzare il kagemusha a tempo pieno. Questi stenta però a calarsi nel suo ruolo e ben presto sopravviene il suo istinto di ladro; persino lui è inizialmente ignaro della morte di Shingen, fino a quando non tenta di rompere una grossa giara nel palazzo, credendo che contenga un tesoro, e trova invece al suo interno il cadavere imbalsamato di Shingen. Considerandolo inaffidabile, i capi del clan optano per rivelare la morte del loro leader e decidono quindi di gettare segretamente il cadavere di Shingen nel lago Suwa.

Le spie che lavorano per Tokugawa e il suo alleato Oda assistono alla scena e, sospettando che Shingen sia realmente morto, vanno a riferire quanto accaduto, ma il kagemusha, ascoltando le spie, si scopre patriottico e accetta il suo ruolo: sfruttando la sua somiglianza con Shingen, imitandone i gesti e imparando di più su di lui, inganna i feudatari, le concubine e, dopo qualche perplessità, anche il nipotino, che era molto vicino a Shingen. Poco convinti, però, i nemici dei Takeda decidono di forzare la mano attaccando un castello di confine. Tra i Takeda, a mordere il freno è soprattutto Katsuyori, figlio del defunto ma scavalcato dal nipote nella linea ereditaria.

Quando il kagemusha deve presiedere a un consiglio del clan per pianificare come rispondere agli attacchi provocatori compiuti da Tokugawa contro i castelli di confine di Takeda, Nobukado gli chiede di non parlare ma di limitarsi a concordare con il piano dei generali. Ma essendo Katsuyori infastidito dalle scelte del defunto padre, decide di mettere alla prova il kagemusha di fronte al consiglio e gli chiede direttamente quale linea di condotta pensa debba essere presa. Dopo una lunga pausa, il kagemusha risponde "una montagna non si muove" con un tono convincente alla maniera di Shingen, tanto da impressionare ulteriormente i generali.

Nel 1573, Nobunaga mobilita le sue forze per attaccare Azai Nagamasa, continuando la sua campagna nel centro di Honshū per mantenere il suo controllo di Kyoto contro la crescente opposizione. Quando i clan Tokugawa e Oda lanciano un attacco sul territorio di Takeda, Katsuyori inizia una controffensiva contro il consiglio di altri generali. Costretto a guidare i rinforzi nella battaglia di Takatenjin del 1574, il kagemusha aiuta a ispirare le truppe alla vittoria.

Il kagemusha riesce così a mantenere la finzione per quasi tre anni, il tempo stabilito dal defunto Shingen, ma un giorno si tradisce per un banale incidente: mentre gioca con il nipotino, in un impeto di fiducia eccessiva, non resiste alla tentazione di montare sul cavallo del defunto signore, che lo disarciona. Le concubine accorrono a soccorrerlo e si accorgono che l'uomo non ha sulla schiena una cicatrice di battaglia che lo rende riconoscibile. Finita così la messinscena, il kagemusha riceve un premio in denaro e viene allontanato, e i feudatari decidono che Katsuyori, il figlio del defunto, è l'unico in grado di guidare il clan.

Ma Katsuyori confida troppo nelle proprie possibilità e muove con tutto l'esercito contro i nemici, i quali non aspettavano altro che una prima mossa dei Takeda. I baroni tentano inutilmente di dissuadere il nuovo signore, sapendo che Ieyasu e Nobunaga hanno fortificato una posizione inespugnabile a Nagashino, ma Katsuyori lancia testardamente le sue forze in un assalto allo scoperto contro uno spiegamento di fucilieri; pur vedendo la disparità di forze, i generali si sottomettono al sacrificio. Una dopo l'altra, due ondate di cavalleria e una di fanteria si lanciano all'aperto contro le posizioni fortificate, venendo però sterminate prima ancora di entrare in contatto. Il kagemusha, che ha seguito l'esercito di nascosto fino a Nagashino, cerca una morte inutile sul campo di battaglia, lasciandosi uccidere dalle armi da fuoco e segnando così la fine definitiva dei Takeda.

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