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LA GRANDE BELLEZZA - EDIZIONE TEDESCA CON LINGUA ITALIANA

LA GRANDE BELLEZZA - EDIZIONE TEDESCA CON LINGUA ITALIANA

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Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e critico teatrale, uomo affascinante, impegnato per lo più a vagare tra gli eventi mondani di una Roma immersa nella bellezza della sua storia e nello squallore e superficialità dei suoi abitanti d'oggi, in un contrasto impietoso. Cimentatosi in gioventù anche nella scrittura creativa, è autore di una sola opera, L'apparato umano. Nonostante gli apprezzamenti e i premi ricevuti,[8] Jep non ha più scritto altri libri, non solo per pigrizia, ma soprattutto per un blocco creativo dal quale non riesce a uscire.[9] Con il tempo, lo scopo della sua esistenza è diventato quello di trasformarsi in un "mondano". Jep partecipa ogni notte a un teatrino confuso e annoiato di amici intimi e compagni di sventure, tra i quali: Romano, scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta senza ricambiare il suo sentimento; Lello, ricco venditore all'ingrosso di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau; Viola, facoltosa borghese e madre di un ragazzo affetto da gravi problemi psichici di nome Andrea; Stefania, egocentrica scrittrice radical chic; Dadina, la direttrice nana del giornale per il quale Jep scrive.

Anche la vita culturale non è più in grado di fornirgli stimoli, come quando assiste alla performance di un'osannata artista concettuale[10] e poi in un'intervista ne smaschera l'inconsistenza intellettuale.

Una mattina, tornando da uno di quegli insipidi salotti, Jep incontra sul pianerottolo di casa il marito di Elisa, donna che un tempo era stata il suo primo (e probabilmente unico) vero amore: l'uomo, in lacrime, gli comunica che Elisa è morta lasciando dietro di sé solo un diario chiuso da un lucchetto, che l'uomo ha violato e in cui la donna narra dell'amore mai sopito verso Jep. Il marito ha scoperto così di essere stato, per 35 anni, nient'altro che "un buon compagno". Il vedovo, ora afflitto, tuttavia ben presto troverà consolazione nell'accoglienza affettuosa della sua domestica straniera. L'episodio, unito al compimento del suo 65º compleanno, spinge Jep a una profonda e malinconica rivisitazione della sua vita, a una lunga meditazione su se stesso e sul mondo che lo circonda, e soprattutto innesca in lui un pensiero che, probabilmente, albergava nascosto in lui da molto tempo, quello di cimentarsi ancora nella scrittura.

Roma diventa così teatro onirico di feste, vignette, presagi e incontri casuali: da Ramona, avvenente spogliarellista figlia di un suo vecchio amico, al cardinale Bellucci, in cui è più viva la passione per la cucina che per la fede cattolica; ma soprattutto la città diventa il vero palcoscenico di Jep stesso, sempre più convinto della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. Il sogno di recuperare la sua identità di scrittore e letterato, di ritornare a quell'innocente bellezza del primo amore adolescenziale, sembrano infrangersi di fronte allo spettacolo squallido e miserabile con cui ogni sera egli deve e al contempo vuole confrontarsi.

Ben presto anche il giro di frequentazioni di Jep si riduce: Ramona, con cui aveva instaurato un rapporto casto e profondo, muore per un male inguaribile che era anche la causa inconfessata del suo continuo bisogno di denaro, lamentato dal padre; Romano, ormai deluso dall'ingannevole fascino di Roma, lascia la città salutando solo lui; Stefania, umiliata da Jep che le aveva rivelato in faccia i suoi scheletri nell'armadio e le sue menzogne, abbandona il circolo mondano dello scrittore, rincontrandolo solo in seguito e mostrandosi cambiata; Andrea, il figlio di Viola, si suicida schiantandosi volontariamente con l'auto e dopo la sua morte la madre dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa missionaria in Africa.

La povertà di contenuti che egli continua a scorgere nelle feste trash e volgari cui malgrado tutto partecipa lo induce intanto, in un momento di ebbrezza, a un'amara confessione a cuore aperto sull'incapacità di adattarsi al mondo circostante.

Si direbbe il segno di un fallimento durato un'intera vita, ma, proprio nel momento in cui le speranze sembrano abbandonarlo definitivamente, ecco che l'illuminazione arriva: dopo aver ospitato a cena una ultracentenaria missionaria cattolica nel terzo mondo in "odore di santità" – incontro combinato da Dadina nella vana speranza di fargliela intervistare – Jep si reca all'Isola del Giglio per un reportage sul naufragio della Costa Concordia,[11] che la stessa Dadina da tempo gli chiedeva. Lì rivive in un flashback la sua prima volta con Elisa e in lui si riaccende un barlume di speranza: egli è finalmente pronto per scrivere il suo nuovo romanzo. Lo sguardo finalmente sereno di Jep che osserva sorridente l'alba romana chiude il film, sulle note di The Beatitudes di Vladimir Martynov, suonato dal Kronos Quartet.

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