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NON TI MUOVERE

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La figlia quindicenne di Timoteo, vittima di un incidente in motorino, viene trasportata nell'ospedale dove il padre lavora come chirurgo. La ragazza è sotto i ferri in pericolo di vita e Timoteo, emotivamente troppo coinvolto per operarla, durante l'attesa del risultato dell'operazione, si affaccia a una finestra da dove scorge una donna che siede sotto la pioggia al centro di un incrocio di vialetti che portano alla struttura ospedaliera. Nella donna, seduta di spalle e che calza delle scarpe rosse, Timoteo riconosce Italia, una giovane che aveva incontrato più di quindici anni prima.

Timoteo ripercorre mentalmente l'incontro e immagina di raccontare alla figlia la storia con questa donna: in un caldissimo pomeriggio d'estate, con l'auto in panne, era rimasto bloccato in una borgata della periferia romana. Si era recato allora in un bar dove attendere un meccanico che però tardava ad arrivare. Timoteo avrebbe voluto telefonare per avvertire la moglie del ritardo ma il telefono pubblico di una cabina era rotto. Una giovane extracomunitaria, Italia, che l'aveva visto in difficoltà, l'aveva invitato a casa sua per telefonare. Nessuno aveva risposto alla chiamata di Timoteo che, stravolto dal caldo, era ritornato al bar dove assetato aveva bevuto l'unica bevanda fresca disponibile: alcuni bicchieri di vodka.

Ritornato a casa di Italia per chiederle di poter usare ancora il telefono, Timoteo, ormai ubriaco, aveva brutalmente violentato la donna e poi se ne era andato sconvolto dalla vigliaccheria e dalla violenza del suo atto.

Dopo qualche giorno si era recato di nuovo da Italia per chiederle scusa, ma invece le aveva nuovamente usato violenza. Era cominciata così una relazione con Italia, una donna di borgata di origini albanesi, che da sempre aveva conosciuto povertà e violenze da parte degli uomini.

Timoteo, nonostante il modo con cui il loro rapporto puramente sessuale aveva avuto inizio, aveva sentito crescere in sé un sentimento sincero e sempre più forte, contraccambiato da Italia: si era reso conto che con lei, per il suo amore spontaneo e devoto, poteva essere se stesso e non sentirsi inadeguato, come gli accadeva invece quando stava con Elsa, la bella moglie innamorata e del tutto integrata nel loro ambiente borghese.

Durante un malore di Italia e una visita in ospedale, dove Timoteo lavora, entrambi scoprono che Italia è rimasta incinta. Timoteo inizialmente le aveva chiesto di abortire ma poi, spinto dall'amore, aveva deciso di accettare la nascita del bambino e di lasciare Elsa per passare la sua vita con Italia. Quando stava per comunicare questa scelta alla moglie, anche lei gli aveva confidato di aspettare un figlio e questo aveva convinto Timoteo a tacere sulla sua relazione.

Dopo questi ricordi, dalla sala operatoria esce una sua amica infermiera che lo avverte che la figlia sta morendo per un blocco cardiaco e allora Timoteo disperatamente le pratica un massaggio che fa tornare il cuore a battere: la figlia è fuori pericolo.

Timoteo ritorna a pensare a quanto accadde poi con Italia che, convinta di essere stata abbandonata, aveva alla fine deciso di abortire con l'aiuto di alcune zingare che vivevano nella borgata e aveva confessato a Timoteo di essere stata oggetto di molestie sessuali da parte di suo padre quando era ancora adolescente. Cacciata dalla decrepita casa che doveva essere abbattuta per far posto al nuovo quartiere in costruzione, Italia decide di far ritorno al suo paese natale in Molise[2]. Timoteo, che nel frattempo ha avuto una figlia dalla moglie Elsa che non ha avuto il coraggio di lasciare, capisce di essere ancora innamorato di Italia e decide di partire con lei.

Durante il viaggio Italia ha un'emorragia interna causata dall'aborto mal eseguito. Arrivati in un ospedale in costruzione, Timoteo aveva inutilmente tentato di salvarle la vita. La donna era morta durante la notte e un'agenzia di pompe funebri era stata incaricata da Timoteo di seppellirla nel suo paese.

Timoteo, affacciatosi di nuovo, vede che la sedia su cui sedeva Italia ora è vuota. Decide, come per ringraziare quella donna di essere tornata a trovarlo, di portare nel punto in cui sedeva una scarpa rossa, che la ragazza aveva perso durante il tragitto verso l'ospedale il giorno della sua morte, e che l'impresa funebre si era rifiutata di mettere nella bara ormai chiusa.

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