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SIGNORE E SIGNORI

SIGNORE E SIGNORI

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Il film è ambientato in un'imprecisata provincia veneta, che nell'insegna del giornale locale è indicata come Rezega (e le auto hanno un'immaginaria targa RZ). La trama è imperniata sulle vicende di una compagnia di commercianti e professionisti della medio-alta borghesia che, dietro un'impeccabile facciata di perbenismo, nasconde una fitta trama sottintesa di tradimenti reciproci.

Il dongiovanni Toni Gasparini, tanto ammirato quanto temuto dagli amici, confessa al dottor Castellan, medico nonché amico, di essere impotente ormai da molti mesi, per fargli abbassare la guardia nei confronti della giovane e vivace moglie Noemi. Il medico diffonde con insensibile leggerezza la confidenza nella cerchia degli amici, per il puro piacere del pettegolezzo, inconsapevole di assecondarne il piano. Al termine di una festa, Castellan, insieme agli altri, prosegue la nottata di divertimento in un night club e permette che sia proprio Toni ad accompagnare a casa Noemi. Quando uno degli amici, l’impiccione e logorroico Scarabello, incredulo della voce sull'impotenza di Gasparini, rivela di essere stato testimone dell'ultima avventura dell'uomo una decina di giorni prima, il dottore si precipita a casa, ma arriva troppo tardi per impedire che la disponibile moglie sia sedotta ed è costretto a nascondere quanto avvenuto, per salvare il proprio onore. Storica è la frase detta uscendo di casa: "e che resti fra noi", evidenziando quanto era importante per lui non passare per "béco", cioè "cornuto" in dialetto veneto (e nel nord-est in generale).

Una scena del film con Gastone Moschin e Virna Lisi

Il ragionier Osvaldo Bisigato, modesto impiegato di banca, afflitto da una moglie, Gilda, oppressiva e rancorosa, che gli rinfaccia costantemente fallimenti e mancanza di ambizioni, crede di poter iniziare una nuova vita scappando con Milena Zulian, la giovane e bella cassiera del bar frequentato da tutta la comitiva, che ricambia il suo interesse. Ma, mentre il tradimento è tacitamente consentito, la separazione non è socialmente accettabile[6], e così l'intera cittadina si coalizza contro di lui: la cugina della moglie (l'influente Ippolita, moglie di Gasparini), gli stessi "amici" o presunti tali; il datore di lavoro, il parroco e persino il comandante dei carabinieri: tutti a costringerlo a tornare sui suoi passi e mantenere l'illusione della sacralità dell'unione coniugale. Don Schiavon convince Milena a lasciare la città e Bisigato, dopo un tentativo di suicidio fallito e un ricovero in clinica, rientra nei ranghi sottomesso e rassegnato.

Alda Cristofoletto, una giovane e bella ragazza di campagna (definita bianca come el late e dura come el marmo dal venditore di scarpe Lino Benedetti), arrivata in città per fare acquisti, non passa inosservata agli occhi di un gruppo di amici donnaioli, che uno dopo l'altro approfittano della sua disponibilità. Ma il giorno dopo il contadino Bepi Cristofoletto, padre della ragazza, appena sedicenne, li denuncia tutti per corruzione di minore. Per evitare che la comunità sia segnata dallo scandalo del processo, mentre il "potentato" economico e le autorità religiose mettono a tacere la stampa locale (una serie di telefonate chiedono al cronista Tosato, di cancellare chi un nome, chi l'altro, finché nel pezzo non rimane nessun colpevole da citare), l'algida e calcolatrice Ippolita, moglie di uno degli accusati, convince l'ingenuo e onesto contadino Cristofoletto a ritirare la denuncia, offrendogli in cambio una cospicua somma di denaro e concedendoglisi, così soddisfacendo le proprie brame carnali e tenendo per sé (o meglio per i poveri) una cospicua parte del denaro raccolto per "l'intermediazione".

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